Essa, pur non appartenendo oggi geograficamente alla provincia di Parma, è intimamente legata ai luoghi verdiani di Busseto, intatta negli arredi e ricca di cimeli.
Nel maggio 1848 il Maestro acquistò nel attiguo villaggio piacentino un podere e, in un certo senso, richiuse un cerchio apertosi molti anni prima.
I suoi antenati erano infatti originari di quel paesino, ove dal 1596 erano piccoli proprietari terrieri, fittavoli e locandieri.
Nella villa, iniziata poco dopo il ’48 e proseguita a più riprese fin verso il 1880, abitarono sino alla primavera del 1851 i genitori, poi vi si trasferirono Verdi e Giuseppina Strepponi.
Da allora il Maestro vi passò tutta la vita, a parte i soggiorni parigini e gli inverni a Genova, occupandosi direttamente della conduzione del fondo.
Il corpo centrale conserva la struttura dell’originaria casa colonica, a cui furono aggiunte in facciata le due ali con terrazza e nel retro le serre, la cappella, le rimesse.
Circonda la villa un vasto parco romantico, ricco d’alberi anche d’origine esotica.
Della Villa, fino a poco tempo fa abitata degli eredi Carrara-Verdi, erano visitabili le stanze poste a mezzogiorno, con il mobilio originale in stile “Luigi Filippo” e arredi più antichi acquistati dai coniugi Verdi.
La prima stanza fu della Strepponi, la seconda del Maestro.
Tra i cimeli più significativi sono i pianoforti, il ritratto giovanile di Giuseppina eseguito in stucco dal Tenerani, autografi manzoniani, foto d’epoca, la biblioteca musicale di Verdi e tante altre memorie intensamente evocative.
Spicca fra tutte il capolavoro di scultura italiana del secolo XIX: il busto modellato in terracotta nel 1872 da Vincenzo Gemito, che ritrae Giuseppe Verdi meditabondo e ne rende plasticamente la fierezza, la volontà indomita, lo spirito di introspezione e riflessione.
Contigua allo spogliatoio è la stanzetta che custodisce il letto proveniente dal Grand Hotel et de Milan in cui Verdi morì il 27 gennaio 1901.